Capriccio d'Archi

Dipinto nel 1730 da Giovanni Paolo Pannini, celebre per le sue vedute di Roma, questo capriccio architettonico  rappresenta un episodio della predicazione di San Paolo in Campania.

Secondo la tradizione infatti, Paolo di Tarso, l'apostolo dei Gentili, sbarcò nell’anno 61 d.C. a Pozzuoli per poi dirigersi a Roma. L'evento è ricordato negli Atti degli Apostoli 28,13-14:

"Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Partimmo quindi alla volta di Roma."

La scena dipinta da Pannini presenta sullo sfondo uno scorcio dell'antica rada di Pozzuoli dove si intravede la cinta muraria della città e un punto di approdo segnato da una barchetta con passeggeri a bordo. In primo piano è invece l'arrivo dell'Apostolo, accolto tra le rovine di un maestoso portico di epoca romana. Paolo benedice il gruppetto di fedeli accorsi a salutarlo, due dei quali si inginocchiano davanti a lui.    

Anche il medaglione inserito tra le arcate del portico ripropone la simbologia dell'accoglienza e della concordia: i due personaggi centrali sono infatti rappresentati nell'atto di stringersi la mano. Questa particolare motivo iconografico dell'arte cristiana è noto come "concordia apostolorum" ed è frequente nelle raffigurazioni che mostrano l'incontro tra i santi Pietro e Paolo, fratelli inseparabili nella fede. Ispirata a modelli di tradizione più antica - basti pensare alle rappresentazioni di solidarietà tra i Dioscuri o tra i Tetrarchi - la concordia apostolorum suggellava l'indissolubile unità delle due realtà della Chiesa, quella "ex gentibus" di Paolo, proveniente dal mondo pagano, e quella di Pietro "ex circumncisione" di ascendenza ebraica.                                                                                        
L'opera si trova oggi nella Galleria Nazionale Slovacca a Bratislava. Slovak National Gallery